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Lettera del direttore della R. Scuola normale maschile "Gino Capponi" di Firenze, Oreste Bruni, alla sua ex allieva Emilia Giordani Ferrari (1)
Lettera del direttore della R. Scuola normale maschile "Gino Capponi" di Firenze, Oreste Bruni, alla sua ex allieva Emilia Giordani Ferrari (1)
Trascrizione
R. Scuola normale maschile / "Gino Capponi" / Firenze / Gabinetto del direttore
Firenze 8 giugno 1905
Cara Signora Emilia,
I fascicoli che regolarmente e con tanto piacere ho ricevuto, hanno concorso a render viva in me la memoria della mia antica e affezionata allieva.
Mi dispiace che insieme alla memoria non vada unita anche l'opera mia di collaboratore della Rivista [di psicologia].
Che vuole? Invecchiando, la poca energia che ancora mi rimane, dedico tutta e unicamente alla mia Scuola normale.
Nonostante dica a suo marito che seguiti, che fa opera meritoria sotto ogni rapporto. A lui e a quanti con lui lavorano, sarà grato ognuno che rettamente pensi ed operi e voglia il vero progresso umano.
Sarò lieto se un giorno, nel riveder lei, nel vedere i suoi bimbi, potrò stringer la mano a suo marito.
Ed ora, giacché lo desidera, le parlerò dei miei.
Il mio Leonardo che è stato trasferito, dopo sedici anni di vita passata tra la Basilicata, gli Abruzzi e l'Umbria, al Liceo Cicognini di Prato, ha tre figli e, fra poco, quattro.
Il mio secondo figliuolo, Guido tenente, che sposò la Clotilde Amandini, ha già un figliuolo.
L'Amelia che è qui a Firenze, ne ha due; e ne avrebbe tre, se una bambina non le fosse morta l'anno passato.
La Bianca moglie all'avvocato Pierazzuoli di Bibbiena (nel Casertino) ne ha uno.
Ed io, vecchio nonno e vedovo da nove anni, sto colle mie due figliuole Emma e Virginia che mi assistono con ogni premura. E queste mie figlie si uniscono a me nel salutare affettuosamente lei e nel riverire suo marito.
Baci per me i suoi bambini e mi creda sempre
Suo affezionato
Prof. Oreste Bruni
Firenze 8 giugno 1905
Cara Signora Emilia,
I fascicoli che regolarmente e con tanto piacere ho ricevuto, hanno concorso a render viva in me la memoria della mia antica e affezionata allieva.
Mi dispiace che insieme alla memoria non vada unita anche l'opera mia di collaboratore della Rivista [di psicologia].
Che vuole? Invecchiando, la poca energia che ancora mi rimane, dedico tutta e unicamente alla mia Scuola normale.
Nonostante dica a suo marito che seguiti, che fa opera meritoria sotto ogni rapporto. A lui e a quanti con lui lavorano, sarà grato ognuno che rettamente pensi ed operi e voglia il vero progresso umano.
Sarò lieto se un giorno, nel riveder lei, nel vedere i suoi bimbi, potrò stringer la mano a suo marito.
Ed ora, giacché lo desidera, le parlerò dei miei.
Il mio Leonardo che è stato trasferito, dopo sedici anni di vita passata tra la Basilicata, gli Abruzzi e l'Umbria, al Liceo Cicognini di Prato, ha tre figli e, fra poco, quattro.
Il mio secondo figliuolo, Guido tenente, che sposò la Clotilde Amandini, ha già un figliuolo.
L'Amelia che è qui a Firenze, ne ha due; e ne avrebbe tre, se una bambina non le fosse morta l'anno passato.
La Bianca moglie all'avvocato Pierazzuoli di Bibbiena (nel Casertino) ne ha uno.
Ed io, vecchio nonno e vedovo da nove anni, sto colle mie due figliuole Emma e Virginia che mi assistono con ogni premura. E queste mie figlie si uniscono a me nel salutare affettuosamente lei e nel riverire suo marito.
Baci per me i suoi bambini e mi creda sempre
Suo affezionato
Prof. Oreste Bruni