Placido Consiglio
Lentini (Siracusa), 1 Giugno 1877 - Roma, 19 Dicembre 1959
Allievo ufficiale nella Scuola d’applicazione della sanità militare di Firenze (1899), nel 1900 è nominato sottotenente medico e assegnato al 64° Reggimento di fanteria. Transitato nei ranghi del servizio permanente effettivo (1902), raggiunge successivamente il terzo Reggimento artiglieria da fortezza a Roma, dove nel febbraio 1906 viene comandato a prestare servizio presso l’Ospedale militare. Nominato capitano, nel 1908 assume la qualifica di assistente onorario nella Clinica delle malattie nervose dell'Università di Roma, diretta allora da Giovanni Mingazzini.
Il 9 ottobre 1911, alla testa dell’Ospedale da campo n. 3, s’imbarca a Palermo per la Tripolitania, da cui rimpatria nell’ottobre 1912. L’esperienza libica gli permette di tirare le fila di una riflessione iniziata nel 1906, rivolta a circoscrivere il campo e il ruolo della nascente figura dello psicologo militare come formatore di “coscienze nuove” e disciplinatore di “giovani energie” che trasferiscono all’ambiente militare “il disagio morale della moderna società”.
Nel corso del primo conflitto mondiale è nominato maggiore medico per meriti di guerra (luglio 1916) e incaricato, dopo la sconfitta di Caporetto (ottobre 1917), della direzione del Centro militare di prima raccolta istituito presso i complessi manicomiali del San Lazzaro di Reggio Emilia. Qui, forte dell’esperienza maturata in precedenza come membro (con Gaetano Funaioli) di una Commissione sanitaria speciale voluta dal Ministero della guerra per sottoporre “ad indagini psichiatriche tutti i militari ricoverati nei vari stabilimenti di pena” italiani, organizza e dirige uno staff sanitario deputato a un duplice compito: fungere da “filtro” per tutti quei militi che, “idonei, erano riusciti a sfuggire all’osservazione dei consulenti” psichiatrici d’armata, restituendoli alle truppe combattenti, e procedere a una vasta opera di “profilassi morale”, espungendo definitivamente dal corpo sano dell’esercito “anormali”, “degenerati” e “criminalodi”. Dal Centro militare di prima raccolta transiteranno, nell’arco di non molti mesi, circa 11.000 individui, con una popolazione stabile giornaliera di 1300 ricoverati.
Tenente colonnello medico dal 7 novembre 1918, Consiglio viene trasferito successivamente presso gli Ospedali militari di Udine (1923) e di Savigliano (Cuneo, aprile 1928), poi inviato a dirigere l’Ospedale militare secondario di Caserta (ottobre 1928), nominato perito del Collegio medico-legale dell’Ospedale militare principale di Roma (1929) e infine assunto in forza alla Direzione di sanità del Corpo d’armata della capitale (1931). Il 1° giugno 1935 è collocato a riposo e assegnato alla forze della riserva. Richiamato in servizio nell’agosto 1939 dal Comando di Corpo d’armata di Roma, è nominato maggiore generale medico.
Dal 1924, la prolifica produzione di Consiglio, riversata in note d’osservazione e saggi, subisce una battuta d’arresto. Segno, probabilmente, del suo progressivo estraniarsi dalle nuove vie percorse in Italia dalla psichiatria e dalla psicologia. Del triennio 1941-43 sono gli ultimi scritti scientifici, ancora debitori della profonda influenza della scuola antropologica criminale.
Assegnato nuovamente alla riserva nel 1954, muore a Roma il 19 dicembre 1959.
Autore dagli interessi enciclopedici, Placido Consiglio appare come un esponente di punta dell’ultima stagione del positivismo medico ritradotto in chiave lombrosiana e situa significativamente la propria attività al confine di più discipline – dalla psichiatria alla psicologia, dall’antropologia alla criminologia, all’eugenica – secondo modalità teorico-pragmatiche che la progressiva specializzazione richiesta ai medici del Novecento renderà sempre più impraticabili.
Andrea Scartabellati
22/11/2016
Il 9 ottobre 1911, alla testa dell’Ospedale da campo n. 3, s’imbarca a Palermo per la Tripolitania, da cui rimpatria nell’ottobre 1912. L’esperienza libica gli permette di tirare le fila di una riflessione iniziata nel 1906, rivolta a circoscrivere il campo e il ruolo della nascente figura dello psicologo militare come formatore di “coscienze nuove” e disciplinatore di “giovani energie” che trasferiscono all’ambiente militare “il disagio morale della moderna società”.
Nel corso del primo conflitto mondiale è nominato maggiore medico per meriti di guerra (luglio 1916) e incaricato, dopo la sconfitta di Caporetto (ottobre 1917), della direzione del Centro militare di prima raccolta istituito presso i complessi manicomiali del San Lazzaro di Reggio Emilia. Qui, forte dell’esperienza maturata in precedenza come membro (con Gaetano Funaioli) di una Commissione sanitaria speciale voluta dal Ministero della guerra per sottoporre “ad indagini psichiatriche tutti i militari ricoverati nei vari stabilimenti di pena” italiani, organizza e dirige uno staff sanitario deputato a un duplice compito: fungere da “filtro” per tutti quei militi che, “idonei, erano riusciti a sfuggire all’osservazione dei consulenti” psichiatrici d’armata, restituendoli alle truppe combattenti, e procedere a una vasta opera di “profilassi morale”, espungendo definitivamente dal corpo sano dell’esercito “anormali”, “degenerati” e “criminalodi”. Dal Centro militare di prima raccolta transiteranno, nell’arco di non molti mesi, circa 11.000 individui, con una popolazione stabile giornaliera di 1300 ricoverati.
Tenente colonnello medico dal 7 novembre 1918, Consiglio viene trasferito successivamente presso gli Ospedali militari di Udine (1923) e di Savigliano (Cuneo, aprile 1928), poi inviato a dirigere l’Ospedale militare secondario di Caserta (ottobre 1928), nominato perito del Collegio medico-legale dell’Ospedale militare principale di Roma (1929) e infine assunto in forza alla Direzione di sanità del Corpo d’armata della capitale (1931). Il 1° giugno 1935 è collocato a riposo e assegnato alla forze della riserva. Richiamato in servizio nell’agosto 1939 dal Comando di Corpo d’armata di Roma, è nominato maggiore generale medico.
Dal 1924, la prolifica produzione di Consiglio, riversata in note d’osservazione e saggi, subisce una battuta d’arresto. Segno, probabilmente, del suo progressivo estraniarsi dalle nuove vie percorse in Italia dalla psichiatria e dalla psicologia. Del triennio 1941-43 sono gli ultimi scritti scientifici, ancora debitori della profonda influenza della scuola antropologica criminale.
Assegnato nuovamente alla riserva nel 1954, muore a Roma il 19 dicembre 1959.
Autore dagli interessi enciclopedici, Placido Consiglio appare come un esponente di punta dell’ultima stagione del positivismo medico ritradotto in chiave lombrosiana e situa significativamente la propria attività al confine di più discipline – dalla psichiatria alla psicologia, dall’antropologia alla criminologia, all’eugenica – secondo modalità teorico-pragmatiche che la progressiva specializzazione richiesta ai medici del Novecento renderà sempre più impraticabili.
Andrea Scartabellati
22/11/2016
Bibliografia
Mantovani, C. (2004). Rigenerare la società. L’eugenetica in Italia dalle origini ottocentesche agli anni Trenta. Soveria Mannelli: Rubbettino.
Paolella, F. (2008). Un laboratorio di medicina politica. Placido Consiglio e il Centro psichiatrico militare di prima raccolta. In M. Carrattieri & A. Ferraboschi (a cura di). Piccola patria, Grande guerra. La Prima guerra mondiale a Reggio Emilia. Bologna: Clueb.
Scartabellati, A. (2003). Intellettuali nel conflitto. Alienisti e patologie attraverso la Grande guerra (1909-1921). Bagnaria Arsa (UD): Edizioni Goliardiche.
Scartabellati, A. (2008). “Il dovere dei medici italiani nell’ora presente”. Biopolitica, seduzione bellica e battaglie culturali nelle scienze umane durante il primo conflitto mondiale. Medicina & Storia, 14, 65-94.
Scartabellati, A. (2010). Un Wanderer dell’anormalità? Un invito allo studio di Placido Consiglio (1877-1959). Rivista Sperimentale di Freniatria, 3, 89-98.
Paolella, F. (2008). Un laboratorio di medicina politica. Placido Consiglio e il Centro psichiatrico militare di prima raccolta. In M. Carrattieri & A. Ferraboschi (a cura di). Piccola patria, Grande guerra. La Prima guerra mondiale a Reggio Emilia. Bologna: Clueb.
Scartabellati, A. (2003). Intellettuali nel conflitto. Alienisti e patologie attraverso la Grande guerra (1909-1921). Bagnaria Arsa (UD): Edizioni Goliardiche.
Scartabellati, A. (2008). “Il dovere dei medici italiani nell’ora presente”. Biopolitica, seduzione bellica e battaglie culturali nelle scienze umane durante il primo conflitto mondiale. Medicina & Storia, 14, 65-94.
Scartabellati, A. (2010). Un Wanderer dell’anormalità? Un invito allo studio di Placido Consiglio (1877-1959). Rivista Sperimentale di Freniatria, 3, 89-98.
Fonti archivistiche
Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, ruolino militare di Placido Consiglio (1877-1959).