Home>Protagonisti>
Pietro Paolo Sarteschi
Pietro Paolo Sarteschi

Pietro Paolo Sarteschi

Pisa , 21 Dicembre 1920 - Forte dei Marmi (Lucca), 29 Marzo 2015

Figlio di Umberto Sarteschi e di Amalia Merlo, Pietro Sarteschi proveniva da una famiglia i cui legami con la psichiatria datavano da lungo tempo: la nonna paterna, Selene Ferrari, era infatti la sorella del celebre psichiatra e psicologo Giulio Cesare Ferrari, il padre Umberto dirigeva l’Ospedale psichiatrico di Volterra (Pisa), mentre lo zio Giovanni Battista Pellizzi (marito della sorella del padre, Amelia Sarteschi) era un rinomato psichiatra, docente all’Università di Pisa, che aveva sposato in prime nozze l’altra sorella di Ferrari, Giannina.
Dopo la maturità classica si iscrisse alla Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Pisa. Negli ultimi anni universitari fu allievo interno presso l’Istituto di Patologia Generale, dedicandosi alla ricerca in fisiopatologia clinica sotto la guida del cugino Cataldo Cassano (genero di Pellizzi). Il 2 luglio 1943 si laureò con il massimo dei voti e la lode.
Appena laureato, nel pieno del secondo conflitto mondiale, fu assegnato agli Ospedali Riuniti di Volterra, dove operò come medico chirurgo al fianco del primario Giovanni Carossini, affrontando interventi d’urgenza in condizioni estremamente difficili. In questo contesto, anche grazie al padre, ebbe i primi contatti diretti con l’assistenza psichiatrica ospedaliera, consolidando il proprio interesse per la disciplina.
Nel 1945, tornò a Pisa e intraprese la carriera universitaria presso la Clinica delle malattie nervose e mentali. Qui, fu inizialmente assistente volontario, poi incaricato (1946) e infine aiuto (1948), lavorando prima con Mario Gozzano e poi con il nuovo direttore Giuseppe Pintus. Contemporaneamente, condusse ricerche approfondite sulla sifilide terziaria, l’idrofobia e l’encefalite cronica. I suoi contributi scientifici di questo periodo evidenziano il suo marcato interesse per le componenti psicopatologiche delle malattie neurologiche.
Nel 1954 ottenne la libera docenza in Clinica delle malattie nervose e mentali. Nel 1960, a seguito dell’improvvisa scomparsa di Pintus, gli fu affidata la direzione sia della Clinica che del Servizio di igiene e profilassi mentale. Quest’ultimo era stato istituito dallo stesso Pintus nel 1959, tramite una convenzione con la Provincia di Pisa, un territorio privo di manicomio. Con la costituzione della nuova Clinica psichiatrica, nel dicembre 1962, Sarteschi vinse il primo concorso nazionale italiano per una cattedra autonoma di Psichiatria, istituita a Pisa contemporaneamente a quella di Carlo Lorenzo Cazzullo a Milano. Questo evento anticipò l’autonomia accademica della psichiatria rispetto alla neurologia – disciplina alla quale era stata vincolata dal Regio Decreto 1652/1938 – che fu poi sancita dalla Legge 238/1976.
Sarteschi fu insieme direttore della Clinica e della Scuola di specializzazione in Psichiatria dal 1962 al 1986. Nel 1976 era stato nominato professore ordinario di Clinica psichiatrica, ruolo che mantenne fino al pensionamento, nel 1996.   
Alla guida della Clinica psichiatrica pisana, avviò una profonda riorganizzazione dell’assistenza, introducendo il “reparto psicopatologico aperto”, che prevedeva sia il ricovero coatto regolato dalla legge manicomiale del 1904 (e successivo Regolamento del 1909) sia la possibilità di ricoveri volontari a carico del sistema mutualistico. I 100 posti letto della struttura vennero così suddivisi: 50 per ricoveri obbligatori e 50 per ricoveri liberi, regolati da un provvedimento della Procura della Repubblica di Pisa. Contestualmente, promosse lo sviluppo di Centri psico-medico-sociali in diverse località della provincia: Pontedera, Volterra, Cascina e San Miniato.
Negli anni Sessanta sostenne con forza l’importanza degli psicofarmaci, considerandoli strumenti essenziali per influenzare il decorso delle malattie mentali; si fece promotore della cultura psicofarmacologica tra i giovani psichiatri e fu tra i principali fondatori della Società italiana di neuropsicofarmacologia, di cui ricoprì la presidenza per diversi anni. Ebbe invece un atteggiamento sempre critico nei confronti della Legge 180/1978, sostenendo che sopravvalutasse i fattori psico-sociali basandosi su modelli teorici privi di solido fondamento clinico.
Sarteschi è considerato il fondatore della cosiddetta “scuola pisana di psichiatria”, caratterizzata da un approccio clinico integrato e da una formazione interdisciplinare che favorisce il dialogo tra psicopatologia, farmacologia, psicologia clinica e neuroscienze. Anche dopo il pensionamento, rimase attivamente coinvolto in ambito terapeutico, scientifico e istituzionale. Nei primi anni Duemila fu tra i promotori del primo corso di laurea in Psicologia clinica e della salute in ambito medico istituito in Italia, presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa.
Tra le sue opere, si segnala il Manuale di psichiatria scritto con Carlo Maggini (Parma 1982), considerato un testo di riferimento nella formazione universitaria e specialistica.
 
Matteo Fiorani
15/07/2025
 
Bibliografia
Dalle Luche, R. (a cura di) (2004). Intervista al Prof. Pietro Sarteschi nella ricorrenza dei suoi 85 anni. Psichiatria e Territorio, 21(2), 1-5.
Pietrini, A. (2017). Sarteschi, Pietro Paolo. In Dizionario biografico degli italiani, vol. 90. Roma: Treccani.
 
Fonti archivistiche
Aspi - Archivio storico della psicologia italiana, Università di Milano-Bicocca, Archivio Giulio Cesare Ferrari.
 
Fonte iconografica
Aspi - Archivio storico della psicologia italiana, Università di Milano-Bicocca, Archivio Carlo Lorenzo Cazzullo