Benigno Di Tullio

Forlì del Sannio (Isernia), 4 Aprile 1896 – Roma, 5 Giugno 1979
Vai al menù contestuale

Biografia

Figlio del notaio Carlo Di Tullio e di Filomena Trudi, è considerato il fondatore della criminologia clinica.
Dopo gli studi ginnasiali a Isernia, si iscrisse alla Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Napoli, che dovette lasciare nel novembre 1915 per la chiamata alle armi. Partecipò alla prima guerra mondiale inizialmente come aggregato alla settima Compagnia di sanità, poi come sergente in un ospedale da campo in zona di operazioni e infine, dal giugno 1918, nel battaglione studenti in medicina di Bologna. Alla fine del conflitto prese parte all’impresa di Fiume con Gabriele D’Annunzio e al ritorno si recò in Calabria per supportare i medici condotti durante l’epidemia di influenza spagnola.
Trasferitosi a Roma per terminare gli studi, vi si laureò nel 1920, discutendo con il cattedratico di medicina legale, Salvatore Ottolenghi, una tesi in Antropologia criminale ispirata alle teorie di Cesare Lombroso. L’anno dopo entrò nell’Istituto di medicina legale come responsabile del servizio antropologico-biografico della Scuola di polizia scientifica, fondata dallo stesso Ottolenghi, il quale lo fece nominare anche medico delle carceri, con l’incarico di organizzare il primo servizio antropologico psichiatrico all’interno delle prigioni romane.
Specializzatosi sia in Medicina sociale che in Malattie nervose e mentali, si occupò di prevenzione della criminalità e rieducazione del reo, con particolare attenzione al problema della delinquenza minorile. I saggi che pubblicò sull’argomento a partire dal 1925 gli consentirono di ottenere la libera docenza prima in Antropologia criminale e in seguito in Antropologia penitenziaria presso la Scuola giuridico-criminale dell’Università di Roma.
Nel 1927, con l’aiuto di Sante De Sanctis e di Domenico Pisani, creò presso l'istituto di osservazione del Centro di rieducazione per i minorenni di Roma il primo Consultorio di medicina pedagogica emendativa per minori irregolari nella condotta, gestito dall’Opera nazionale maternità e infanzia (ONMI).
Poco dopo, nel 1929, si dimise dall’incarico presso le carceri a causa dei continui conflitti con il direttore, che mal sopportava la presenza di un criminologo-psichiatra all’interno del penitenziario. Riprese quindi l’attività presso la Scuola di polizia scientifica e si dedicò agli studi criminologici, partecipando, nel 1930, al terzo Congresso internazionale di polizia scientifica di Anversa.
Nel 1933 fondò la Società italiana di antropologia e psicologia criminale, a cui seguì nel 1934 la Società internazionale di criminologia, con sede a Parigi, di cui fu nominato segretario generale. Sempre nel 1934 fu incaricato dell’insegnamento di Antropologia criminale presso la Facoltà di medicina dell’Università di Roma, che mantenne solo per due anni, poiché nel 1936 il Ministero dell’educazione nazionale soppresse l’insegnamento in tutte le università italiane. Rimasto l’ultimo esponente della scuola lombrosiana, fu avversato dai rappresentanti delle altre scuole e della Chiesa cattolica, in particolare da Agostino Gemelli.
Rimasto senza insegnamento, si dedicò all’organizzazione del primo congresso della Società internazionale di criminologia, tenutosi a Roma nell’ottobre 1938, il cui successo ebbe come effetti immediati il ripristino dell’insegnamento dell’antropologia criminale, esteso anche alle facoltà di giurisprudenza, la trasformazione dell’insegnamento di Roma in una cattedra di ruolo da affidare a Di Tullio per chiara fama (ma l’iter non poté concludersi per vari motivi, tra cui la caduta di Mussolini), e la decisione da parte del governo di costruire nella capitale una città penitenziaria moderna a Rebibbia.
Nel 1946 pubblicò il suo volume più importante: Medicina pedagogica emendativa. Guida per la rieducazione dei minorenni anormali della condotta, traviati e delinquenti, organizzando l’anno successivo a Rio de Janeiro il Congresso panamericano di criminologia. Il successo ottenuto lo portò a tenere sia un corso di criminologia all’Università di San Paolo, sia un ciclo di conferenze a Buenos Aires, in Cile e in Uruguay. In Argentina il generale Peron gli commissionò un’inchiesta sulle istituzioni penitenziarie del paese, che portò all’istituzione di una cattedra di Antropologia criminale all’Università di Buenos Aires, dove nel 1949 tenne il primo corso.
Divenuto nel 1950 presidente della Società internazionale di criminologia, organizzò il secondo congresso a Parigi, seguito dal terzo a Londra nel 1955 e dal quarto all’Aia nel 1960.
Nel 1956 la Facoltà di medicina dell’Università di Roma, per superare l’impasse dell’assegnazione della cattedra, creò per lui un Istituto autonomo di antropologia criminale a Rebibbia, convenzionato con il Ministero della giustizia, per l’insegnamento della Criminologia clinica agli studenti di Medicina e di Giurisprudenza, ai funzionari di polizia e agli ufficiali dei Carabinieri.
Nell’aprile 1958 organizzò a Roma il primo Convegno internazionale di criminologia clinica, al termine del quale nacque l’omonima Rivista. Nel 1963 ottenne finalmente la cattedra di ruolo e poté creare la Scuola di specializzazione in criminologia. Tre anni dopo fondò e divenne presidente del Centro internazionale di criminologia clinica, con annessa scuola. Nel 1971, dopo il collocamento a riposo, realizzò il Centro per la cooperazione internazionale nella prevenzione e nel trattamento dei comportamenti antisociali e criminosi, con sede a Rebibbia, e nel ‘74 organizzò a Roma il primo Convegno di cooperazione internazionale, a cui parteciparono anche i rappresentanti dell’ONU.

Ferdinando Carmosino e Paola Zocchi
10/08/2023
 

Bibliografia

Carmosino, F. (2019). Benigno Di Tullio. Un forlivese di fama mondiale, s.n.t.
Tedesco, L. (2020). Lasciti lombrosiani fin nel cuore degli anni Settanta. «Costituzione
delinquenziale» e prostituzione in Benigno Di Tullio, fondatore della criminologia clinica. Giornale di storia, 34.
Ziliotto, A. (2020). Antropologia e crimine. Un approccio socio-culturale alla questione criminale in Italia. Milano: FrancoAngeli.
 

Opere

(1929). La costituzione delinquenziale nella etiologia e terapia del delitto. Roma: Anonima Romana Editoriale.
(1931). Manuale di antropologia e psicologia criminale applicata alla pedagogia emendativa, alla polizia ed al diritto penale e penitenziario. Roma: Anonima Romana Editoriale.
(1935). Corso di antropologia criminale, lezioni tenute all'Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Roma: Libreria Castellani.
(1940). Antropologia criminale. Roma: Stab. Tip. Diita Armani di M. Courrier.
(1945). Trattato di antropologia criminale. Studio clinico e medico-legale ad uso dei medici, dei giuristi e degli studenti. Roma: Editrice “Criminalia”.
(1946). Medicina pedagogica emendativa. Guida per la rieducazione dei minorenni anormali della condotta, traviati e delinquenti. Roma: O.E.T. Edizioni Didattica.
(1951). Manuel d'anthropologie criminelle. Paris: Payot.
(1954). Principi di criminologia clinica e psichiatria forense. Roma: Istituto di Medicina Sociale dell'Università degli studi di Roma “La Sapienza”.
(1959). Horizons in Clinical Criminology. New York: New York University Press.
(1960). Lezioni di antropologia criminale. Roma: Scuola superiore di Polizia.
(1961). Antropologia criminale e redenzione umana. Roma : Centro internazionale di redenzione umana.
(1971). Principi di criminologia generale e clinica e psicopatologia sociale. Roma: Istituto italiano di medicina sociale.
 

Fonti archivistiche

Archivio privato eredi Di Tullio, Forlì del Sannio (Isernia).
 
back to top