Amadio Coen

Mantova, 30 Agosto 1885 – Mantova, 25 Ottobre 1966
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Biografia

Dopo aver frequentato il Liceo classico "Virgilio" di Mantova, dove Rodolfo Mondolfo, professore di filosofia, lo formò a un positivismo carico di etica laica, si laureò in medicina a Padova, per dedicarsi alla condotta medica.
Anti-interventista, richiamato alle armi nella Grande guerra, compì il servizio di ufficiale medico fino al termine del conflitto, quando tornò alla sua condotta. Aveva forti interessi per la psichiatria e nel 1930 fu assunto dall'Amministrazione provinciale di Mantova come medico di sezione del nuovo Ospedale psichiatrico provinciale, di cui gestì l'apertura.
Negli anni della dittatura fascista non partecipò alla vita politica, coltivò sentimenti filosocialisti e filosionisti e sostenne l'attività della Delasem, l'organizzazione che aiutava gli ebrei in fuga dall'Europa orientale.
"Dispensato dal servizio di medico di sezione perché di razza e di religione ebraica" a partire dal 19 febbraio 1939, a causa delle leggi razziali, continuò a esercitare la professione privatamente. Nello stesso anno prese ad occuparsi della Comunità israelitica di Mantova, divenendone presidente. Negli anni della seconda guerra mondiale, dopo un periodo di clandestinità, riparò in Svizzera con parte della famiglia. Nelle deportazioni perse un fratello, la moglie e il figlio di questi, ed un cognato, internati a Fossoli e poi scomparsi ad Auschwitz.
Tornato in Italia dopo la Liberazione, nel maggio 1945 fu reintegrato nella posizione di medico del Manicomio provinciale di Mantova, da cui fu pensionato nel 1951. Dopo la guerra fu inoltre confermato alla presidenza della Comunità ebraica, fino a quando, nel 1961, si dimise per problemi di salute.
La sua ricerca più interessante è quella sull'andamento dei disturbi mentali nella comunità ebraica di Mantova, un "gruppo etnico poco inquinato", oggetto nel 1936 di una comunicazione alla "Giornata genealogica" di Firenze della Lega italiana di igiene e profilassi mentale, dedicata al tema Esiste realmente una eredità similare e dominante nella frenosi maniaco depressiva? Coen riferì della Comunità che ben conosceva "da dentro" per la frequentazione, le informazioni e testimonianze di vecchi ebrei di Mantova, le note cliniche e anamnestiche stilate dal 1874 al 1884 da uno zio paterno medico e le ricerche sui registri di stato civile tenuti dalle autorità religiose sino al 1872. Censì 1200 individui vissuti dal 1875 al 1935 e appartenenti a circa 100 famiglie, da cui risultavano forti tare psichiche: i malati di mente, includendo le personalità psicopatiche, erano 234 (60 depressi; 23 eccitati, di cui la metà legittimamente sospetti di frenosi maniaco depressiva; 31 schizofrenici; 10 epilettici; 110 personalità psicopatiche). Le malattie nelle diverse famiglie sfumavano spesso da una forma all'altra e presentavano talora una sovrapposizione di forme cliniche, il che era spiegato dalle frequenti parentele tra le famiglie stesse.
Coen evidenziava che la percentuale dei malati era andata scemando in rapporto ai cambiamenti intervenuti nella comunità dopo il 1875, anno in cui l'uscita ("l'evasione") degli ebrei mantovani dal Ghetto divenne un fenomeno consistente: nel gruppo dei cresciuti prima del 1875, su 548 individui, ben 168 erano malati, con una media "spaventosa" del 30,65%; nel gruppo dei cresciuti dopo il 1875, su 366 individui, i malati erano 66, scendendo la percentuale a 18,03%. Erano intervenuti "cambiamenti nel miglioramento addirittura rivoluzionario della abitazioni, non più serrate come prima in modo inumano; nel mutato tenore di vita, più libero spiritualmente e fisicamente, molto spesso sportivo, e in una scelta della professione più conforme alle tendenze individuali, così da togliere quel senso di coercizione continuo, assillante, direi quasi disperato, che basta da solo a far affiorare tendenze aberranti e persino antisociali; nella istituzione intelligente e bene accetta alle famiglie, di provvedimenti ortofrenici, spinti talora fino all'allontanamento dei ragazzi dal loro ambiente famigliare tarato e deleterio nelle sue influenze; nella scelta di connubi in più vasto campo che non per il passato" (L'eredità delle malattie mentali studiata in un gruppo etnico poco inquinato, 1936).
Secondo Coen, più che di ereditarietà di specifiche malattie mentali, si sarebbe dovuto parlare di una ereditarietà di tendenza, condizione non sufficiente all'insorgere delle stesse, mentre grande era l'importanza delle modificazioni ambientali e di "una precoce ortofrenia". Coen guardava del resto alla "sua" comunità con il punto di vista di un medico formato alle teorie costituzionaliste e agli assunti egemoni nella psichiatria europea del suo tempo, condivisi anche dai medici ebrei legati al movimento sionista, che definirono le basi per l'assistenza psichiatrica in Palestina.

Luigi Benevelli
03/11/2013

Bibliografia

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Fonte iconografica

Collezione privata della famiglia Coen.
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