Ernesto Belmondo

Genova, 20 Ottobre 1863 – Agordo (Belluno), 21 Giugno 1939
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Biografia

Figlio di Giuseppe e Angela Bottigella, frequentò la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Bologna, dove si laureò a pieni voti nel luglio 1887, con una tesi intitolata Il sentimento religioso come fenomeno biologico.
Poco dopo, nel dicembre 1888, iniziò a lavorare presso il Frenocomio San Lazzaro di Reggio Emilia, diretto da Augusto Tamburini, grazie al quale l’anno successivo entrò giovanissimo nel mondo accademico, diventando suo assistente alla cattedra di Clinica psichiatria dell’Università di Modena.
Nel 1890 si trasferì come assistente presso il Laboratorio di fisiologia dell’Istituto di studi superiori di Firenze diretto da Luigi Luciani, e nello stesso anno vinse il Premio Vittorio Emanuele della Cassa di risparmio di Milano, che gli permise di seguire un corso di perfezionamento biennale in Germania, in particolare all’Università di Berlino. Qui poté apprezzare l'organizzazione avanzata dei manicomi tedeschi, in cui si faceva ampio uso dei più moderni mezzi terapeutici quali l'ergoterapia e la clinoterapia, e si seguiva in gran parte il principio del no restraint introdotto da John Connoly.
Ritornato in patria, nel 1892 fu nominato assistente alla cattedra di Fisiologia dell’Università di Bologna, diretta da Pietro Albertoni, e conseguì la libera docenza in Clinica psichiatrica, che esercitò prima a Modena e poi a Bologna.
Dopo alcuni concorsi accademici in cui si affermò come “una speranza della psichiatria italiana”, nel 1895 fu assunto come aiuto presso la Clinica psichiatrica di Firenze, diretta da Eugenio Tanzi. Nell’ambiente fiorentino si dedicò anche agli studi antropologici, sotto la guida di Paolo Mantegazza, che insieme a Ettore Regalìa lo fece entrare come socio ordinario nella Società italiana di antropologia, etnologia e psicologia comparata.
Nel 1896 fu incaricato dell’insegnamento presso la Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università di Padova, dove proseguì la carriera, vincendo nel 1897 il concorso per professore straordinario e nel 1905 quello per ordinario. Nello stesso ateneo fu poi preside della Facoltà di medicina e chirurgia dal 1919 al 1922, prima di essere collocato a riposo nel 1930.
Nella sua lunga carriera universitaria ebbe come allievi, tra gli altri, Giovanni Battista Belloni, Carlo Besta, Lionello De Lisi, Marco Levi-Bianchini, Luigi Lugiato, Edgardo Morpurgo, Giulio Obici, Emilio Padovani, Corrado Tommasi, Giuseppe Vidoni.
Non si distinse solo nell’ambito accademico, ma anche in quello clinico e sociale: nel 1901 denunciò le condizioni disumane in cui erano costretti a vivere gli infermi di mente nel Manicomio di San Servolo a Venezia (dove trovò “non solo violate flagrantemente le regole più elementari della igiene e della pulizia, ma fatto abuso di mezzi di contenzione banditi da oltre un secolo, da tutti i manicomi, veri strumenti di tortura, laceratori delle carni dei poveri infermi”), ottenendo larga eco tra i colleghi e nell’opinione pubblica. La sua battaglia contro i mezzi di contenzione e per un’assistenza psichiatrica più umana, ribadita anche al XII Congresso della Società freniatrica italiana che si tenne nel 1904 a Genova, contribuì efficacemente al dibattito che portò, sempre nel 1904, alla promulgazione della legge sui manicomi e gli alienati.
Nel 1906 divenne il primo direttore dell’Ospedale psichiatrico provinciale di Padova, del quale aveva seguito i lavori di costruzione fin dal 1902, organizzandolo secondo i metodi del no restraint e rendendolo un modello per le altre strutture manicomiali.
Durante la prima guerra mondiale, dal giugno 1915 all’ottobre 1917, fu assegnato alla prima Armata, ricoverando nel manicomio padovano centinaia di soldati con problemi psichici legati al conflitto; ottenne così nel 1917 il grado di tenente colonnello medico e nel 1925 la medaglia di benemerenza per i volontari di guerra.
Importanti da ricordare sono i suoi studi sulla fisiologia dell’attività cerebrale, le sue ricerche sulle lesioni del midollo spinale nei pellagrosi, i suoi contributi nel campo dell’anatomia patologica della paralisi progressiva, e il saggio su Le malattie mentali pubblicato nel 1902 nel Trattato completo di patologia e terapia speciale medica diretto da Achille De Giovanni: di fatto un compendio delle idee di Emil Kraepelin, che Belmondo contribuì a diffondere in Italia.
Socialista e massone, lasciò la direzione dell'Ospedale psichiatrico nel 1928; perduta la moglie Severina Weidemann nel 1929, dovette affrontare un accertamento fiscale dell'amministrazione fascista, che lo convinse a lasciare anche l’insegnamento universitario l'anno successivo, per ritirarsi ad Agordo, dove morì nove anni dopo.

Manuela Roman
20/10/2021

Bibliografia

Agostini, F. (2020). Ernesto Belmondo e l’Ospedale psichiatrico di Padova. In F. Agostini (a cura di). Università e Grande guerra in Europa (pp. 163-198). Milano: FrancoAngeli.
Agostini, F. (2020). Tra Università e Ospedale psichiatrico di Padova. L’esperienza di Ernesto Belmondo (1863-1939) docente e alienista. In F. Bianchi, & G. Silvano (a cura di). Saggi di storia della salute: medicina, ospedali e cura fra Medioevo ed età contemporanea (pp. 141-168). Milano: FrancoAngeli.
Lugiato, L. (1939). Ernesto Belmondo. Rivista sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, 451-454.
Padovani, E. (1939). In memoria di Ernesto Belmondo. Rassegna di studi psichiatrici, 28 (4), 705-716.

Opere

(1888). La fisiologia del sistema nervoso e i fatti psichici. Rivista sperimentale di freniatria, 14(1-2).
(1888). Sulla teoria della colorazione nera del Golgi per lo studio degli organi nervosi centrali. Rivista sperimentale di freniatria, 16(3-4).
(1888). Di alcuni pervertimenti dell’istinto di nutrizione specialmente negli alienati. Rivista sperimentale di freniatria, 14(1-2).
(1889). Le alterazioni anatomiche del midollo spinale nella Pellagra. Riforma medica.
(1888). Il sentimento religioso come fenomeno biologico e sociale. Rivista di filosofia scientifica, 7.
(1889). L’antropologia criminale di fronte alle recenti critiche. Rivista sperimentale di freniatria, 14(2-3).
(1888-1890). Le alterazioni anatomiche del midollo spinale nella pellagra e loro rapporti con i fatti clinici Rivista sperimentale di freniatria, 14-16.
(1890). Ricerche sperimentali interno all’influenza delle radici spinali posteriori sull’eccitabilità delle anteriori. Rivista sperimentale di freniatria, 16.
(1890). Sulle modificazioni dell’eccitabilità corticale indotte dalla cocaina e sulla natura dei centri psicomotori. Lo Sperimentale.
(1892). Sull’azione sedativa ed ipnotica della Duboisina nelle malattie mentali. Rivista sperimentale di freniatria, 18(1).
(1893). Monografia sull’alcolismo. Trattato italiano di Patologia speciale medica e terapia. Milano: Francesco Vallardi.
(1895). Alcune idee sui processi chimici del cervello durante l’attività funzionale e durante il sonno. Archivio per l’antropologia e l’etnologia, 25(3).
(1895). Un rarissimo caso di denti soprannumerari ed altre anomali dentarie in crani di alienati. Archivio per l’antropologia e l’etnologia, 25(3).
(1896). Ricerche sperimentali intorno all’influenza del cervello sul ricambio azotato. Rivista di patologia nervosa e mentale, 1(2).
(1896). Contributo critico e sperimentale allo studio dei rapporti tra le funzioni cerebrali e il ricambio Rivista sperimentale di freniatria, 21(4).
(1896). Sopra una forma prevalentemente atassica di mogigrafia, con alcune considerazioni sulla patogenesi degli spasmi funzionali. Rivista di patologia nervosa e mentale, 1(2).
(1896). Polso raro di una forma alienata dimostrato come un fenomeno di natura inibitoria. Rivista di patologia nervosa e mentale, 1(2).
(1897). Sulle alterazioni istologiche della corteccia cerebrale nella paralisi progressiva. Atti del IX Congresso della Società freniatrica italiana. Reggio Emilia: Istituto psichiatrico San Lazzaro.
(1899). La pazzia pellagrosa in rapporto al prezzo dei cereali. Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali, 20.
(1900). Der Entwrf. Eines Irrengesetzes in Italien. Psychiatrische Wochenschrift, 11.
(1901). Trattato delle malattie mentali. Volume del Trattato completo di patologia e terapia speciale medica, a cura di A. De Giovanni. Milano: Vallardi.
(1902). Dissociazione dei movimenti respiratori toracici e del diaframma durante l’accesso epilettico. Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale, 23.
(1902). La febbre gialla come momento etiologico in un caso di paralisi progressiva. Rivista di patologia nervosa e mentale, 7(4).
(1902). Ricovero ed assistenza degli alienati nella Provincia di Venezia. Relazioni e proposte della Commissione nominata per deliberazione del Consiglio provinciale 1901-1902. Venezia: Successori M. Fontana.
(1904). Curva miografica e «curva ergografica» Rivista di patologia nervosa e mentale, 9(2).
(1905). Problemi urgenti di tecnica manicomiale. Relazione presentata al XII Congresso della Società freniatrica, 31(1).
(1905). Ancora sul «no restraint». Giornale di psichiatria clinica e tecnica manicomiale, 33, 2-4.
(1907). Il nuovo Manicomio di Padova. Giornale di psichiatria clinica e tecnica manicomiale, 35(1).
(1910). Relazione sull’andamento del Manicomio provinciale di Padova negli anni 1908-1909. Padova: Tip. Penada.
(1926). Distrofie ed ipotrofie muscolari: loro interpretazione e patogenesi. Studi neurologici. Torino.
 

Fonte iconografica

Biblioteca civica di Padova, Sezione antica, Repertorio iconografico padovano, II, 835.
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