Ugo Pizzoli

Piacenza, 19 Marzo 1863 – Bologna, 12 Dicembre 1934
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Biografia

Iscrittosi nel 1882 alla Facoltà di medicina e chirurgia, Pizzoli si laurea all'Università di Bologna nel 1888 con una tesi in fisiologia pediatrica. Probabilmente è proprio l'esperienza medica compiuta nel campo della pediatria durante gli anni universitari a far nascere in lui un profondo interesse verso il mondo dell'infanzia. Dopo essere stato nominato medico condotto, decide di conciliare la professione medica con questa sua passione, accettando la nomina a regio delegato scolastico per il mandamento di Crevalcore. Nello stesso periodo frequenta i corsi di filosofia e pedagogia tenuti a Bologna da Angelo Valdarnini e a Pavia da Saverio De Dominicis.
Prendendo parte a quel vasto movimento di riforma positiva dell'educazione che in quegli anni impegna figure del calibro di Maria Montessori, Pizzoli intreccia rapporti strettissimi con esponenti di punta del sapere scientifico italiano: frequenta l'Istituto di antropologia diretto da Giuseppe Sergi e dal 1898 prende a collaborare con il Laboratorio di psicologia scientifica del Manicomio di San Lazzaro in Reggio Emilia.
Nel 1899 fonda a Crevalcore il Laboratorio di pedagogia scientifica, inaugurato ufficialmente nel 1901 sotto gli auspici dell'Associazione pedagogica nazionale e con il patronato scientifico di Augusto Tamburini. Il laboratorio si ripropone di fungere da centro propulsivo per l'approfondimento e la diffusione di una pedagogia basata sulle direttive che le moderne scienze dell'uomo (antropometria, fisiologia, igiene, psicologia) possono mettere a disposizione dell'educatore.
Nel 1902 dà quindi il via a Crevalcore ai corsi estivi di scienze indirizzati ai maestri di tutta Italia, che nell'inverno del 1904 verranno trasferiti, insieme al laboratorio, a Milano, dove prende forma il progetto di un Paedagogium nazionale: una sorta di centro di formazione permanente dei maestri e di consulenza psicologica ad uso scolastico. Nel 1907 il Laboratorio di pedagogia scientifica viene annesso all'Accademia scientifico-letteraria milanese e la sua direzione passa a Zaccaria Treves.
Tornato in Emilia Romagna, Pizzoli si stabilisce a Modena, dove continua l'opera di formazione dei maestri progettando e dirigendo una Scuola normale maschile a carattere sperimentale e scientifico, nella quale viene dato ampio spazio alla psicologia, e in particolare all'orientamento professionale.
Nel 1910 pubblica, per il Trattato di medicina sociale curato da Angelo Celli e Augusto Tamburini, il volume dedicato alla Pedagogia scientifica.
Dopo la guerra accoglie l'invito dell'industriale modenese Fermo Corni e progetta un moderno istituto professionale di cui assume anche la direzione. La Scuola "Fermo Corni" rappresenta un frutto maturo di quell'igienismo fisico e mentale a cui si era ispirata la cultura medica ottocentesca. Ciò che caratterizza l'istituto è un'impostazione marcatamente psicologica: l'opera educativa non è infatti intesa come insegnamento professionale in senso stretto, quanto piuttosto come studio psicoattitudinale delle vocazioni degli alunni. A tale scopo Pizzoli organizza all'interno della scuola un moderno laboratorio di indagine psicotecnica, il "Gabinetto Menafoglio".
La legge di riforma della scuola promulgata da Gentile nel 1923 e i nuovi orientamenti pedagogici da essa indicati non tardano tuttavia a far sentire le proprie ripercussioni anche sulla scuola modenese. Pizzoli lascia il suo incarico nel 1924 e il laboratorio Menafoglio viene immediatamente chiuso.
Nel 1926, chiamato a organizzare il laboratorio di psicotecnica dell'Ente nazionale italiano per l'organizzazione scientifica del lavoro (ENIOS), diretto dall'ingegnere Mario Fossati, firma alcune Note di psicotecnica da cui traspare un evidente cambiamento di rotta: sono anni segnati dal declino dell'utopia liberale dell'orientamento professionale e si va verso criteri di razionalizzazione coerenti con un uso sempre più strumentale, tecnicistico e selezionatore del sapere psicologico. È una "rinuncia teorica" che, mentre bene si inserisce nel quadro politico e culturale dell'Italia di quel periodo, al tempo stesso segna l'epilogo della parabola biografica di Pizzoli, che morirà a Bologna, qualche anno dopo, per un attacco di cuore.

Roberta Passione
15/01/2012

Bibliografia

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