Lettera del medico e antropologo Gioacchino Leo Sera (1878-1960) a Giulio Cesare Ferrari

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Carissimo Ferrari,
Non ebbi la opportunità di assistere al discorso del James nell'ultima giornata del Congresso [1] ma per quello che me ne riferì Papini [2] e per ciò che ne lessi dai giornali, egli giunse a delle conclusioni, che hanno qualche affinità con quelle osservazioni da me fatte nella risposta al Bergson: criticando cioè la pretesa sua dimostrazione del "Paralogisma psico-fisiologico" [3]. Non ebbi tempo di svolgere la mia comunicazione, e non potendo leggerla non la consegnai neppure per la stampa degli atti del Congresso, poiché nessuno ne sono sicuro l'avrebbe letta.
Se tu volessi potrebbe trovar miglior posto nella tua rivista, e del resto potresti leggerla e giudicare tu stesso [4].
Ciò naturalmente va detto nel caso che tu potessi pubblicarla presto, poiché altrimenti la cosa perderebbe di attualità.
In caso affermativo dietro tua risposta ti manderei il manoscritto. Saluti cordiali
Tuo aff.mo
Leo G. Sera

Roma 2 maggio 1905
56 Via della Croce
 
[1] Il 30 aprile 1905, lo psicologo William James (1842-1910) aveva tenuto a Roma, durante il V Congresso internazionale di psicologia, il discorso "La concezione della coscienza".
[2] Lo scrittore Giovanni Papini (1881-1956), fondatore nel 1903, insieme a Giuseppe Prezzolini, della rivista «Leonardo», alla quale collaborarono anche Giovanni Vailati e Mario Calderoni. Papini conobbe James proprio al Congresso di Roma nel 1905.
[3] Si tratta dell'articolo di G.L. Sera, Il preteso paralogismo psico-fisiologico (Risposta al Bergson), apparso sul «Leonardo» del giugno-agosto 1905, pp. 110-115.
[4] L'articolo non compare sulla «Rivista di psicologia», né nel 1905 né nel 1906. Di Sera sarà recensito, nel vol. III del 1907, pp. 436-437, a firma di P. Chieco, il volume Sulle tracce della vita, Roma, Bernardo Lux, 1907.
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