Lettera dello psicologo americano William James (1842-1910) a Giulio Cesare Ferrari (1)

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Cambridge (Mass.)
Feb. 22, 1905

My dear Ferrari (I don't see why we should not drop titles of ceremony with one another), your letter of the 26th of December has been long lying in my pile of letters unanswered. But I am a regulargraphophobe and you will have to excuse the delay. It was extremely interesting and réjouissante (has I wish I could write French like you!) by its contents the sale of 2000 copies of my Psychology which must encourage the publisher as well as yourself (so far no publisher in France will dare to touch even the smaller work) and second all you say of my influence (!!) in the pages of Leonardo, and of your own hopes on the new Journal what you are founding [1]. I have the first number which you sent me, and it looks promising. It will mean an enormous deal of work for you, but it ought to succeed. They have to exist, these journals, each in its own Country. I find Janet's [2] instinctive so far, but in few of them (especially in the case of philosophical articles) are the comptes rendus of literature worth the ink they are written with. They do no good at all. I think that the American ones are the worst. I don't think that I am likely to contribute anything to your Journal, for I have got to working altogether outside of psychological lines, as some articles which I have recently sent you will show. I am interested in a metaphysical system ("Radical Empiricism") which has been forming itself within me, more interested, in fact, than I have ever been in any thing else; but it is very difficult to get it into shape for any corrected exposition; and though it contains very practical element, I find it almost impossible to put it into popular form. Technical writing, on philosophical subjects, meanwhile is certainly a crime against the human race!
I got the review by one Gentile, in la Critica [3], but it made no impression on me, mine being such a hopelessly anti-scholastic mind.
It pleases me to tell you, that there is a bare possibility of my sailing for Naples and Grace on March 11th and of my being at Rome for the psychological Congress in April. If the adventure comes off I will let you know in time, for one of the chief delights of the trip will be the opportunity of at last shaking you by the hand. My health is now all that is necessary for regular and moderate activity, and I am correspondingly happy. Of my family also I have good news to report, and I hope that the same is the case with you.
Believe me, dear Ferrari, with warmest regards to both yourself and your wife,
Yours faithfully
Wm James

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[TRADUZIONE] [4]

Cambridge (Mass.), 22 febbraio 1905

Mio caro Ferrari (non vedo perché non dovremmo lasciare perdere fra noi i cerimoniali), la sua lettera del 26 dicembre è rimasta a lungo inevasa nel mio schedario di lettere. Ma sono un autentico grafofobo e deve scusare il ritardo. Era estremamente interessante e réjouissante (quanto desidero poter scrivere in francese come lei!) a causa dei suoi contenuti la vendita di 2000 copie della mia Psicologia, che dovrebbe incoraggiare l'editore come pure lei stesso (finora nessun editore in Francia osa toccare neanche l'opera più piccola) e secondo, tutto quello che dice della mia influenza (!!) nelle pagine del "Leonardo", e delle sue speranze sulla nuova rivista che sta fondando. Ho il primo numero che mi ha mandato, e sembra promettente. Significa un'enorme quantità di lavoro per lei, ma deve succedere.Devono esistere queste riviste, ognuna nel proprio paese. Finora trovo quella di Janet istruttiva, ma alcuni [articoli] (specialmente nel caso di articoli filosofici) sono rendiconti di letteratura che valgono il prezzo dell'inchiostro con cui sono stati scritti; non sono affatto buoni. Penso che quelle americane siano le peggiori. Non penso probabile una mia collaborazione alla sua rivista, perché ho cominciato a lavorare completamente fuori i confini della psicologia, come dimostreranno alcuni articoli che le ho recentemente mandato. Mi sono interessato di un sistema metafisico ("empirismo radicale"), che si è andato formando dentro di me più di quanto io sia mai stato di nessun'altra cosa; ma è molto difficile dargli una forma per una qualsiasi esposizione organica, e sebbene contenga elementi molto pratici, trovo quasi impossibile scriverlo in forma divulgativa. Scrittura tecnica, su soggetti filosofici, è intanto certamente un delitto contro la razza umana!
Ho avuto la rivista da un certo Gentile, la Critica, ma non mi ha fatto nessuna impressione, perché la mia mente è irrimediabilmente antiscolastica. Mi piace dirle adesso, che c'è una possibilità remota di salpare per Napoli e la Grecia l'11 marzo, e di essere a Roma per il Congresso di psicologia in aprile. Se ciò si verifica, glielo farò sapere in tempo, perché uno dei piaceri principali del viaggio sarà l'opportunità di stringerle finalmente la mano. La mia salute è ora sufficiente per un'attività regolare e moderata, e sono abbastanza felice. Ho avuto buone notizie della mia famiglia e spero sia altrettanto per lei.
Mi creda, caro Ferrari, con i più cari saluti a lei e a sua moglie. Fedelmente suo
William James

[1] La «Rivista di psicologia» di Ferrari dedicò al pensiero di James un'attenzione costante fin dai suoi primi numeri.
[2] Si tratta del «Journal de psychologie normale et pathologique», fondato nel 1904 da Pierre Janet e Georges Dumas, una delle più importanti e autorevoli riviste francesi di psicologia.
[3] La celebre rivista fondata da Benedetto Croce nel 1903, di cui Giovanni Gentile fu uno dei più assidui collaboratori.
[4] La traduzione si trova pubblicata in M. Quaranta, Lettere di William James a Giulio Cesare Ferrari, «Bollettino del Centro internazionale di Storia dello spazio e del tempo», n. 2, febbraio 1984, pp. 103-121, in particolare pp. 115-116.
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