Emil Kraepelin

Neustrelitz (Germania), 15 Febbraio 1856 – Monaco di Baviera, 7 Ottobre 1926
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Biografia

Dopo la laurea in medicina conseguita a Würzburg nel 1878, fu collaboratore a Monaco dello psichiatra e neuroanatomista Bernhard von Gudden e a Lipsia di Wilhelm Wundt. A Lipsia applicò le tecniche sperimentali apprese da Wundt allo studio degli effetti di droghe, alcool e fatica sulle funzioni psichiche e ottenne l'abilitazione in psichiatria.
Fu professore di psichiatria presso le Università di Dorpat (1886-1891), Heidelberg (1891-1903) e Monaco (1903-1922). Fra i suoi allievi vanno annoverati Robert Gaupp, Alois Alzheimer e Paul Nitsche.
A Monaco, Kraepelin fondò nel 1917 il prestigioso Istituto di ricerca psichiatrica (l'attuale "Max-Planck-Institut für Psychiatrie"), che diresse fino al pensionamento.
A lui si deve un sistema di classificazione delle malattie mentali che sviluppò a partire dalla divisione delle stesse in disturbi endogeni (dovuti a cause organiche) e in disturbi esogeni (dovuti a cause esterne all'organismo). Tale sistema, presentato nell'opera Compendio di psichiatria (1883), fu per decenni il punto di riferimento della nosologia psichiatrica; di esso rimane ancora oggi traccia nelle principali classificazioni diagnostiche (ICD e DSM). Ne emergono due quadri principali: la "dementia praecox" (in seguito chiamata da Eugen Bleuler "schizofrenia") e la "psicosi maniaco-depressiva.
Kraepelin si occupò anche di psicofarmacologia e di criminologia, sostenendo l'esistenza di una correlazione fra criminalità e disordine mentale.

Mauro Antonelli e Verena Zudini
29/09/2009

Bibliografia

Burgmair, W., Engstrom, E. J., & Weber, M. M. (a cura di) (2000-2009). Emil Kraepelin. 7 voll. München: Belleville.
Gaupp, R. E. (1939). Emil Kraepelin. Der Mann und sein Werk in ihrer Bedeutung für die psychiatrische Forschung der Gegenwart. Berlin: Springer.
Hoff, P. (1994). Emil Kraepelin und die Psychiatrie als klinische Wissenschaft. Ein Beitrag zum Selbstverständnis psychiatrischer Forschung. Berlin: Springer.
 http://psywifo.klinikum.uni-muenchen.de/klinik/historie/2.html
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