Matilde Bassani Finzi

Ferrara, 8 Dicembre 1918 – Milano, 1 Marzo 2009
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Biografia

Cresciuta in una famiglia di intellettuali ebrei antifascisti Eugenio Curiel era suo cugino Matilde Bassani amava ricordare: ″ho succhiato latte e antifascismo″.
Il padre, professore di tedesco all’Istituto tecnico di Ferrara, venne licenziato per le sue idee antifasciste nei primi anni Venti del Novecento. Per seguirlo nei vari spostamenti dovuti ai cambiamenti di lavoro, la famiglia fu costretta a trasferirsi prima a Ceva, poi nel 1924 ad Asti, e infine nuovamente a Ferrara, la città natale, dove Matilde finì di frequentare il ginnasio e il liceo classico.
A partire dagli anni del liceo, e successivamente all’Università, entrò in contatto con alcuni professori e appartenenti a gruppi antifascisti che, come dichiarò in seguito, le avrebbero “aperto la mente”: tra gli altri Francesco Viviani, Concetto Marchesi, Norberto Bobbio e Alda Costa. Nel 1940 conseguì la laurea in lettere presso l’Università di Padova (la lode le fu negata in quanto ebrea), ma già dal 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, insegnò materie letterarie presso la scuola organizzata dalla comunità ebraica di Ferrara nell’Asilo infantile di via Vignatagliata, per permettere ai ragazzi ebrei che non potevano più frequentare le scuole pubbliche di sostenere gli esami di fine anno.
La notte dell’11 giugno 1943, Matilde, che la sera prima, con la triestina Laura Weiss, aveva affisso manifesti in ricordo di Giacomo Matteotti, venne arrestata. Liberata grazie alla caduta di Mussolini, riprese l’attività di propaganda, ma quando con la costituzione del nuovo regime nazifascista di Salò ricominciarono gli arresti, si rifugiò a Roma.
Il 23 marzo 1943, recatasi in Vaticano per cercare ospitalità per alcuni rifugiati polacchi, fu fermata dalla polizia fascista; riuscì a fuggire, ma rimase ferita. Questo e altri episodi furono poi trasmessi da Radio Londra nel racconto “Un’insegnante combattente”.
A Roma Matilde svolse anche un’intensa attività presso la Psychological Warfare Branch, divisione incaricata della propaganda psicologica nelle aree ancora soggette al controllo nazifascista, preparando articoli per la radio alleata e per il giornale L’Italia combatte.
A casa delle amiche Donna Manù e Liana Balbo conobbe Ulisse Finzi, che sposò nel 1945. Finita la guerra si stabilì con il marito a Milano, dedicandosi all’attività sociale e lavorando presso l’Ente ausiliario del Tribunale dei minorenni, fondato da Edoardo Majno ed Elda Mazzocchi Scarzella nel 1946. Contemporaneamente, presso il Villaggio della madre e del fanciullo, studiò i problemi della prima infanzia e i comportamenti deviati dell’adolescenza.
Fu vicepresidente dell’Unione femminile nazionale (UFN) dal 1970 al 1979, svolgendo un intenso lavoro presso la Scuola dei genitori, ospitata nella sede dell’UFN, e collaborando con il Giornale dei genitori.
Negli anni Settanta divenne consigliera del Consiglio nazionale donne italiane (CNDI), promuovendo in particolare l’adozione delle leggi sulla parità salariale, il diritto alla maternità, la costituzione di servizi sociali, asili nido e consultori. Tenne inoltre corsi di educazione sessuale presso circoli popolari e scuole pubbliche.
Nella seconda parte della sua vita, dopo aver seguito corsi di psicopedagogia e di sessuologia clinica, si iscrisse all’albo dei terapeuti familiari.

Donata Diamanti
15/01/2018

Fonti archivistiche

Fondo Matilde Bassani Finzi, Unione femminile nazionale, Milano.

Fonte iconografica

Sito web Matilde Bassani Finzi partigiana
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