Centro di socioterapia “Villa Serena”

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Il Centro di socioterapia “Villa Serena” ha rappresentato il primo esperimento a Milano di “comunità terapeutica”, modello messo a punto da Tom Main (che coniò l’espressione nel 1946) e da Maxwell Jones, in Inghilterra. In quel contesto nacque inizialmente per curare, attraverso terapie collettive, (più economiche rispetto a quelle individuali), il gran numero di soldati colpiti da disturbi psichici durante la seconda guerra mondiale, ma negli anni successivi venne esteso anche ad altre tipologie di malati. Al Dingleton, un ospedale psichiatrico scozzese, Jones organizzò una comunità terapeutica dove il fulcro dell’attività era il rapporto tra pazienti e personale curante: messo al bando l’autoritarismo, le decisioni erano prese durante riunioni “alla pari”, sulla base del principio che l’interazione dei ruoli degli abitanti della comunità, se opportunamente guidata e controllata, avrebbe garantito la terapeuticità dell’istituzione.
Ispirata a questo modello, Villa Serena venne inaugurata nel 1968 in zona adiacente all’Ospedale psichiatrico "Paolo Pini". La direzione venne affidata allo psichiatra Diego Napolitani, che nel 1964 si era recato in Scozia da Maxwell Jones. Gli fu inoltre di esempio l’esperienza condotta dal fratello Fabrizio, anch’egli psichiatra, che alla fine del 1957 aveva trasformato il reparto di psicotici gravi della Clinica svizzera di Ludwig Binswanger, a lui affidato, in una “comunità aperta”.
La finalità di Villa Serena era la risocializzazione precoce e tendenzialmente integrale dei pazienti, sia attraverso quello che Jones aveva definito il social learning, sia attraverso un particolare trattamento psicoterapeutico. Per questo motivo, la selezione clinica dei pazienti era e doveva essere particolarmente accurata. I candidati ideali per Villa Serena erano pazienti di età compresa tra i 18 e i 35 anni, affetti da patologie non troppo gravi; provenivano da cliniche e istituti, ma anche dai servizi territoriali d’igiene e profilassi mentale che proprio in quegli anni la Provincia di Milano aveva iniziato a costituire. Questo aspetto rendeva Villa Serena un’istituzione para e non solo post ospedaliera. Inoltre i pazienti potevano essere accolti a tempo pieno (in questo caso i ricoveri non dovevano superare i 6 mesi consecutivi), a tempo parziale (solo nelle ore diurne), solo nelle ore notturne, o soltanto in alcuni giorni della settimana.
Qualsiasi forma di autoritarismo era bandita: questo perché – come Jones insegnava – tutta la vita comunitaria era occasione terapeutica, a patto che i degenti fossero aiutati a esprimersi liberamente e a confrontarsi tra loro, con i terapeuti e con i limiti della realtà istituzionale e sociale. Lo strumento terapeutico per eccellenza, sottolineava Napolitani, era infatti il rapporto interpersonale, o meglio la fitta rete dei rapporti interpersonali che si stabilivano all’interno dell’istituzione fra tutte le persone che la frequentavano.
I pazienti di Villa Serena erano chiamati a svolgere attività di ergoterapia retribuita: potevano scegliere liberamente fra lavori di pulizia e manutenzione, guardaroba, mensa e bar, giardinaggio e orticoltura, lavorazione di pietre dure, legatoria, cartotecnica. A loro disposizione vi erano anche attività artistiche, quali pittura, scultura in creta, decorazione di ceramiche, collages. In queste attività erano guidati dalla capo-casa, che lavorava a stretto contatto con il direttore (psichiatra). Le altre figure professionali presenti a Villa Serena erano lo psicoterapeuta, l’infermiere e l’assistente sociale. L’equipe proponeva interventi di farmaco e psicoterapia, quest’ultima prevalentemente di gruppo, nonché interventi socioterapici indiretti, quali quelli sulla famiglia (counseling di gruppo con i famigliari dei pazienti) o in istituzioni didattiche e/o strutture lavorative.
A causa di problemi finanziari e burocratico-amministrativi, l’esperienza di Villa Serena ebbe vita breve: nel 1976 la Provincia decise di convertire il centro in uno dei tanti reparti del “Paolo Pini”, ponendo fine alla sua vocazione comunitaria.

Elisa Montanari
29/10/2015

Bibliografia

Babini, V.P. (2009). Liberi tutti. Manicomi e psichiatri in Italia: una storia del Novecento. Bologna: il Mulino.
Napolitani, D. et al. (a cura di) (1968). Il centro di socioterapia “Villa Serena”. Milano: Amministrazione provinciale di Milano.
Napolitani, D. (2006). Di palo in frasca. Milano: Ipoc.
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