Giuseppe Melli

San Pietro Vernotico (Brindisi), 6 Maggio 1861 – San Pietro Vernotico (Brindisi), 17 Ottobre 1939
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Biografia

Di questo intellettuale di origine salentina, figlio di un'agiata famiglia di proprietari terrieri di San Pietro Vernotico, non si hanno molte notizie biografiche, ad esclusione di quelle relative all'attività accademica.
Si iscrisse all'Università di Napoli dove, per due anni, studiò giurisprudenza, ma fu presto sedotto dalla letteratura e dalla filosofia. Infatti, seguì le lezioni di Bertrando Spaventa e di Augusto Vera. Decise quindi di cambiare percorso di studi e di iscriversi al Regio Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze, dove si laureò in filologia il 5 luglio 1885, con una tesi sulle idee politiche di Francesco Guicciardini, e in filosofia il 24 dicembre 1886, con una tesi su Immanuel Kant e Arthur Schopenhauer. Fra i suoi maestri si possono annoverare Pasquale Villari e Gaetano Trezza, dei quali lo stesso Melli scriverà una toccante commemorazione. A Firenze, però, il suo maestro (e la sua guida) divenne il neokantiano Felice Tocco. E sarà proprio per le numerose sollecitazioni di Tocco che, venti anni più tardi, Melli rielaborerà la sua tesi e pubblicherà la prima monografia italiana a tutto tondo su La filosofia di Schopenhauer (1905).
Nel 1891 cominciò a insegnare nei licei, dove nel 1898 divenne titolare di cattedra. In seguito, nel 1899, ottenne la libera docenza in filosofia teoretica e nel 1906 quella in filosofia morale presso l'Istituto di studi superiori di Firenze, dove insegnò dal 1906 al 1911. Alla morte di Felice Tocco, gli succedette sulla cattedra di storia della filosofia sino al 1916, quando, oberato di lavoro, scelse di continuare a insegnare soltanto al liceo. Il tema dei suoi corsi monografici si articolava sempre tra la filosofia antica e la filosofia moderna. Melli passava da Hume, Hobbes, Leibniz e Kant, alla filosofia dei presocratici e di Platone, dalla filosofia aristotelica all'idealismo tedesco. Ma se si dedicava anima e corpo al suo magistero, lesinava invece le pubblicazioni. Nelle sue Cronache di filosofia italiana, Eugenio Garin lo ricorda come "il mite Melli", e anche i suoi studenti lo descrivono come un professore amorevole e sempre disposto al confronto. Lo testimoniano anche le numerose lettere dei suoi allievi e delle sue allieve, oggi custoditi nel fondo Melli.
Tranne qualche breve visita in Puglia e a Napoli, dove era in stretti rapporti con Pasquale Villari, trascorse quasi tutta la vita a Firenze. Le sue amicizie e le sue conoscenze si stabilirono dunque soprattutto in ambiente fiorentino e napoletano. Oltre al già citato Felice Tocco, nella città dei Medici fu in rapporti con Giovanni Vailati, Alessandro Chiappelli, Giovanni Gentile, Giuseppe Amato Pojero, Bernardo Jasink; le sue amicizie si svilupparono soprattutto intorno alla rivista fiorentina Il Marzocco, su cui trovavano voce i sostenitori del cosiddetto "socialismo umanitario" di Pascoli. Inoltre fu in rapporto con studiosi di Schopenhauer come Giacomo Barzellotti, e con psicologi come Francesco De Sarlo e Antonio Aliotta, dal momento che, come il suo maestro, Melli si interessò di tutte le problematiche inerenti alla storia della filosofia, dalla psicologia alle scienze sociali, da Bacone a Kant.
Come altri schopenhaueriani, nel corso della sua intera esistenza si distinse come sincero praticante della compassione universale: un vero filantropo. Numerose sono le lettere e le testimonianze che provano la sua attività di beneficenza, quali le donazioni a favore della Croce Rossa Italiana, dell'Assistenza ai ciechi di guerra o del periodico Il Faro, che a Siena sosteneva l'Asilo degli orfani e dei marinai.
In quanto allievo di Tocco, Melli si iscrive certamente nel filone della cosiddetta scuola postkantiana fiorentina. Ma le sue scelte ideali e filosofiche hanno anche determinato negli anni successivi alla sua morte una sorta di damnatio memoriae. Da un lato, il suo interesse per Schopenhauer era in totale controtendenza rispetto alla filosofia idealistica italiana; dall'altro, in conformità alla filosofia schopenhaueriana, egli aveva sviluppato l'etica della compassione in una forma di socialismo umanitario. Non a caso fu pensatore pacifista e antifascista.
Il nome di Melli si trova infatti tra quelli dei firmatari del celebre "Manifesto degli intellettuali antifascisti", pubblicato da Benedetto Croce su Il Mondo del 1° maggio 1925. E fu proprio per non giurare fedeltà al fascismo che scelse la via del pensionamento e decise di tornare al suo paese natale, San Pietro Vernotico, dove morì all'età di 78 anni.

Valentina Pennetta
20/11/2011

Bibliografia

Antonucci, E. (2009). Giuseppe Melli, ein Schopenhauerianer im Salent. In Schopenhauer und die Schopenhauer-Schule, a cura di F. Ciracì, D. Fazio, M. Kossler (pp. 343-353). Wuzburg: Konigshausen & Neumann.
Croce, B. (1950). Giuseppe Melli, La filosofia di Schopenhauer, La Critica (1905). In Scritti di storia letteraria e politica. Conversazioni critiche (pp. 54-55), 4a ed. riveduta. Bari: Laterza.
Fumagalli, A. (1939). Un maestro di vita spirituale: G. Melli. Brindisi: Tipografia brindisina.
Papini, G. (1905). Giuseppe Melli. La filosofia di Schopenhauer. Leonardo, 4(18), ottobre/dicembre, 211.
Pietroforte, S. (2011). Giuseppe Melli, filosofo socratico e schopenhaueriano. Intervista a Fabio Ciracì, www.giornaledifilosofia.net
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