Mario Manlio Rossi

Reggio Emilia, 10 Novembre 1895 – Pontecagnano (Salerno), 4 Novembre 1971
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Biografia

Filosofo e storico della filosofia, dopo la licenza liceale conseguita a Reggio Emilia nel 1913 si laureò in filosofia teoretica presso l'Istituto di studi superiori di Firenze, con una tesi su Tommaso Campanella metafisico. Ottenne la libera docenza nel 1929, ma fino al 1943 non poté partecipare ai concorsi universitari, a causa della sua mancata iscrizione al Partito nazionale fascista, limitandosi così all'insegnamento di filosofia e storia nei licei.
Negli anni Venti e Trenta del Novecento fu uno dei più assidui collaboratori della Rivista di psicologia fondata da Giulio Cesare Ferrari, il quale, amico del padre, tenne con lui una fitta corrispondenza e intervenne anche nella cura della sua tossicodipendenza, sviluppata durante una lunga degenza in ospedali militari a causa della malaria contratta nella campagna d'Albania, nel corso della prima guerra mondiale.
Alcuni articoli di Rossi sulla Rivista di psicologia sono considerati tuttora un riferimento essenziale per la storia della filosofia italiana nei primi decenni del Novecento, come quello molto noto su Il pragmatismo italiano (1924), nel quale veniva rivalutata l'originalità dei contributi italiani allo sviluppo di questo indirizzo filosofico. Quando era stato studente all'Istituto di studi superiori di Firenze, Rossi era stato in diretto contatto con Mario Calderoni (altro personaggio molto legato a Ferrari), che insieme a Giovanni Vailati rappresentava l'ala teoreticamente più rigorosa del pragmatismo italiano, rispetto alle posizioni di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini. Con Calderoni mantenne uno stretto rapporto personale e scientifico: suo unico e ultimo allievo, ne seguì le lezioni a Firenze e ne scrisse la commemorazione in occasione del quinto Congresso di filosofia tenutosi nel capoluogo toscano (18 ottobre 1923).
Frequentò inoltre i circoli letterari, filosofici ed esoterici della Firenze dei primi decenni del secolo, dandone una famosa descrizione nel suo libro Spaccio dei maghi (1929), per cominciare poi a collaborare alle iniziative editoriali e al movimento filosofico-religioso dei protestanti e dei valdesi italiani.
Nei suoi lavori filosofici pubblicati tra la fine degli anni Venti e la prima metà degli anni Trenta, espresse una critica sistematica alle concezioni storicistiche che, in particolare nella formulazione di Croce, proponevano una visione della storia dell'umanità nella quale le grandi forze economiche, politiche, sociali, culturali e religiose annullavano nella loro dinamica e nella loro evoluzione il ruolo del singolo individuo. Rossi proponeva invece di individuare quale era il processo per cui tutte le componenti della vita psichica, morale e sociale di un individuo si ricompongono in un'unità, ma non nella direzione "dal basso verso l'alto", bensì in quella opposta per cui un modello, uno schema unitario guida e organizza tale ricomposizione ("dall'alto verso il basso"). Un abbozzo del suo progetto di studio si trova nel Primo saggio sull'uomo (Programma di una antropologia), rimasto all'epoca inedito (sebbene lo stesso Rossi ne indicasse una stampa nella Rivista di psicologia del 1935) e pubblicato recentemente da Luciano Mecacci e Mario Quaranta.
Alcuni argomenti del saggio furono poi ripresi nella sua ultima opera di filosofia teoretica, A Plea for Man (1956), dove si registra ancora una volta la sua attenzione per la problematica psicologica del singolo individuo nella specificità della sua personalità, di fronte alle pretese generalizzatrici sia della filosofia storicistica che della psicologia naturalistica.
A partire dagli anni '30 iniziò a interessarsi anche di storia della filosofia inglese, pubblicando traduzioni di opere di George Berkeley e Francis Bacon, oltre a monografie sullo stesso Bacon, su Berkeley, su Edward Herbert di Cherbury, sull'estetica inglese tra Sei e Settecento.
Profondo conoscitore dell'Irlanda e dell'Inghilterra (sulla cui storia scrisse una monumentale opera in quattro volumi: Storia d'Inghilterra, Firenze, 1948-1966), si trasferì nel 1947 a Edimburgo, dove insegnò lingua e letteratura italiana all'Università fino al 1966, quando tornò in Italia e si ritirò per motivi di salute a Pontecagnano (Salerno).
Suoi articoli apparsi su diversi quotidiani italiani furono pubblicati postumi nel volume Guida dell'Europa minore (Reggio Emilia, 1974).

Paola Zocchi
02/03/2010
 

Bibliografia

Tratto da: Mecacci, L., & Quaranta, M. (2009). Mario Manlio Rossi e la psicologia. Teorie & Modelli, 14(2009), 3, 87-90.
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